Cosa significa se sogni sempre ad occhi aperti, secondo la psicologia?

Come interpretare il comportamento di chi sogna sempre ad occhi aperti, secondo la psicologia

Hai mai incontrato quella persona che sembra sempre “altrove”? Magari è il tuo collega che fissa fuori dalla finestra durante le riunioni, o quella amica che interrompe improvvisamente una conversazione perché si è persa nei suoi pensieri. Prima di etichettarli come “distratti” o “poco presenti”, la psicologia ha qualcosa di molto interessante da dirci su questo comportamento.

Il sogno ad occhi aperti, o daydreaming come lo chiamano gli esperti, non è affatto quella perdita di tempo che ci hanno sempre fatto credere. Anzi, potrebbe essere la spia di una mente incredibilmente ricca e complessa, oppure – nei casi più estremi – il sintomo di qualcosa di più profondo che merita attenzione.

La verità nascosta dietro chi vive sempre tra le nuvole

Partiamo dai fatti: secondo le ricerche neuroscientifiche più recenti, tutti noi passiamo circa il 47% del nostro tempo di veglia con la mente che vaga. Sì, hai letto bene – quasi metà della nostra giornata la trascorriamo mentalmente “altrove”. Ma alcune persone sembrano aver fatto di questo stato una vera e propria arte di vivere.

Quando osservi qualcuno che sogna spesso ad occhi aperti, stai guardando l’attivazione di quella che i neuroscienziati chiamano la “rete di default” del cervello. È come un software che gira in background, occupandosi di elaborare emozioni, consolidare ricordi e – sorpresa – stimolare la creatività. In pratica, quella persona apparentemente “assente” potrebbe avere il cervello che lavora a mille.

Ma qui la storia si fa interessante: la psicologia ha scoperto che esistono due facce della medaglia. Da un lato abbiamo i “sognatori creativi”, dall’altro i “fuggitivi mentali”. E la differenza tra i due può dirci molto sulla personalità e sul benessere psicologico di una persona.

I segnali che rivelano una mente creativa (e non solo distratta)

Chi appartiene alla categoria dei sognatori “sani” mostra caratteristiche molto specifiche che vale la pena riconoscere. Prima di tutto, queste persone sono spesso incredibilmente creative. I loro momenti di fantasticheria funzionano come una palestra mentale dove possono sperimentare idee, scenari e soluzioni innovative.

La ricerca condotta da Baird e colleghi nel 2012 ha dimostrato che chi si concede regolari pause di daydreaming ottiene punteggi significativamente più alti nei test di creatività. È come se la mente, liberata dai vincoli della logica lineare, riuscisse a fare connessioni che altrimenti rimarrebbero nascoste.

Un altro tratto distintivo è l’empatia sviluppata. Chi sogna spesso ad occhi aperti tende a immaginare scenari diversi, a mettersi nei panni di altre persone, a esplorare mentalmente situazioni complesse. Ruby e i suoi collaboratori hanno scoperto nel 2013 che questa abitudine mentale si traduce in una maggiore capacità di comprendere le emozioni altrui.

Inoltre, i sognatori “adattivi” usano le loro fantasie come una sorta di simulatore di volo emotivo. Attraverso le loro immaginazioni, si preparano a eventi futuri, elaborano esperienze passate e regolano il loro stato emotivo. È un meccanismo di autoregolazione sofisticato e incredibilmente utile.

Quando il sogno diventa fuga: i campanelli d’allarme

Ma cosa succede quando il sognare ad occhi aperti smette di essere uno strumento e diventa una stampella? Qui entriamo nel territorio del cosiddetto “daydreaming maladattivo”, un fenomeno che il ricercatore Eli Somer ha iniziato a studiare sistematicamente dal 2002.

Le persone che sviluppano questa forma problematica di fantasticheria mostrano pattern comportamentali molto diversi. Possono passare ore ogni giorno immerse in elaborate fantasie, spesso accompagnate da movimenti ripetitivi come camminare avanti e indietro o dondolarsi. Le loro storie mentali diventano incredibilmente dettagliate, con personaggi ricorrenti e trame complesse che assumono quasi più importanza della vita reale.

Il problema non è la ricchezza immaginativa – che rimane un dono – ma il fatto che questa attività mentale diventa difficile da controllare e interferisce con il funzionamento quotidiano. È come se la persona preferisse rifugiarsi nel mondo perfetto delle sue fantasie piuttosto che affrontare le sfide della realtà.

I segnali che dovrebbero farci riflettere includono difficoltà persistenti nel concentrarsi su compiti importanti, tendenza a procrastinare rifugiandosi nei sogni diurni, sensazione di preferire sistematicamente il mondo immaginario a quello reale, e un impatto negativo misurabile sulle relazioni sociali o sul rendimento lavorativo.

Il profilo psicologico nascosto dei grandi sognatori

La ricerca ha identificato alcune caratteristiche di personalità ricorrenti tra chi tende a sognare molto ad occhi aperti. Queste persone sono spesso caratterizzate da una sensibilità emotiva elevata – percepiscono le sfumature emotive con un’intensità maggiore rispetto alla media, il che può essere sia un dono che un peso.

Molti sognatori compulsivi sono perfezionisti che utilizzano le fantasie per creare versioni idealizzate di se stessi e delle loro vite. È come se attraverso l’immaginazione cercassero di raggiungere quella perfezione che nella realtà sembra sempre sfuggire. Altri possono aver vissuto esperienze traumatiche o particolarmente stressanti e utilizzare il daydreaming come meccanismo di protezione emotiva.

Interessante notare che spesso questi individui possiedono un’intelligenza emotiva superiore alla media e una capacità di introspezione molto sviluppata. Sanno riconoscere e analizzare le proprie emozioni con una precisione quasi chirurgica. Il problema sorge quando questa ricchezza interiore diventa una prigione dorata che impedisce l’engagement pieno con la vita reale.

Come riconoscere se sei un sognatore “a rischio”

Se ti stai chiedendo dove ti collochi tu in questo spettro, esistono alcuni indicatori che possono aiutarti a fare chiarezza. La Maladaptive Daydreaming Scale, sviluppata da Soffer-Dudek e Somer nel 2016, identifica alcuni parametri chiave per valutare se il proprio daydreaming rientra nella norma o potrebbe essere problematico.

  • Controllo: Riesci a interrompere facilmente le tue fantasie quando necessario, o ti trovi spesso “intrappolato” nei tuoi pensieri anche quando dovresti concentrarti su altro?
  • Durata: Le tue sessioni di daydreaming durano pochi minuti o si estendono per ore, facendoti perdere la cognizione del tempo?
  • Contenuto: Le tue fantasie sono prevalentemente positive e creative, o sono principalmente di fuga da situazioni che trovi difficili o dolorose?
  • Impatto sociale: Il tempo che passi a fantasticare interferisce con le tue relazioni, il lavoro o gli studi?
  • Distress emotivo: Ti senti in colpa, frustrato o preoccupato per il tempo che passi a sognare ad occhi aperti?

Un daydreaming sano dovrebbe essere flessibile e controllabile. Dovresti essere in grado di “accenderlo” e “spegnerlo” a seconda delle necessità, e dovrebbe arricchire la tua vita piuttosto che sostituirla.

Cosa fare se riconosci i segnali problematici

Se hai identificato in te stesso alcuni pattern che ti preoccupano, la buona notizia è che esistono strategie efficaci per riequilibrare il rapporto tra mondo immaginario e realtà. La chiave non è eliminare completamente il daydreaming – sarebbe come buttare via un tesoro – ma imparare a gestirlo in modo più consapevole.

La mindfulness si è rivelata uno strumento particolarmente potente. La ricerca di Mrazek e colleghi del 2013 ha dimostrato che praticare la consapevolezza del momento presente può aiutare a notare quando la mente inizia a vagare e a riportare gentilmente l’attenzione al qui e ora. Non si tratta di una battaglia contro i propri pensieri, ma di sviluppare una relazione più equilibrata con essi.

Un’altra strategia efficace è quella di programmare consapevolmente momenti dedicati alla fantasia. Invece di cercare di sopprimere completamente l’impulso a sognare ad occhi aperti, puoi dedicare deliberatamente del tempo a questa attività. Questo approccio ti permette di soddisfare il bisogno di evasione mentale senza che interferisca con altre responsabilità.

L’attività fisica regolare può essere incredibilmente d’aiuto. L’esercizio non solo riduce stress e ansia – spesso trigger del daydreaming eccessivo – ma aiuta anche a rimanere più connessi al proprio corpo e al momento presente. È come un’ancora che ti tiene legato alla realtà fisica.

Quando è il momento di chiedere aiuto professionale

Se il daydreaming sta significativamente impattando la tua qualità della vita, potrebbe essere utile consultare un professionista della salute mentale. Uno psicologo esperto può aiutarti a comprendere le funzioni che il sogno diurno sta svolgendo nella tua vita e a sviluppare strategie più efficaci per gestire eventuali problemi sottostanti.

Questo è particolarmente importante se il daydreaming è associato a sintomi di depressione, ansia o trauma. In questi casi, il sogno ad occhi aperti potrebbe essere un sintomo di una condizione più ampia che beneficerebbe di un trattamento specifico e personalizzato.

La terapia cognitivo-comportamentale, secondo ricerche preliminari condotte da Somer e collaboratori, ha mostrato potenzialità nel trattamento del daydreaming maladattivo, aiutando le persone a identificare i trigger, sviluppare strategie di coping alternative e gradualmente ridurre la dipendenza dalle fantasie come unico meccanismo di gestione emotiva.

Il lato positivo di una mente che vola alto

Prima di chiudere questo viaggio nell’universo dei sognatori, è importante ricordare che la capacità di sognare, immaginare e fantasticare rimane una delle caratteristiche più straordinarie della mente umana. Chi possiede questa caratteristica in forma marcata ha accesso a un mondo di possibilità creative e emotive che molti altri possono solo invidiare.

La chiave sta nel trovare il giusto equilibrio. I grandi artisti, scrittori, inventori e innovatori della storia sono spesso stati dei sognatori ad occhi aperti. La differenza sta nell’aver imparato a usare questa capacità come trampolino per l’azione piuttosto che come rifugio dalla realtà.

Se ti riconosci nel profilo del sognatore, ricorda che la tua mente ricca e immaginativa non è un difetto da correggere, ma una risorsa preziosa da imparare a gestire saggiamente. Con la giusta consapevolezza e gli strumenti appropriati, puoi trasformare la tua tendenza a sognare da potenziale ostacolo a superpotere creativo.

Dopo tutto, in un mondo che spesso ci spinge a essere sempre pragmatici e concreti, forse non è così male avere la capacità di vedere oltre il presente e immaginare possibilità infinite. L’importante è assicurarsi che questi voli pindarici ti diano la spinta per creare, innovare e crescere, piuttosto che per fuggire dalla bellezza complessa e imperfetta della vita reale.

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